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gico sono il deserto (area destinata ad accogliere le Gli eventi
piante succulente), la spiaggia (che ospita le piante
più diffuse proprio sui litorali italiani), la torbiera (dove L’Orto Botanico di Napoli è aperto tutto l’anno per
è possibile imbattersi nelle Cyperaceae), la roccaglia le visite del pubblico. Diversi gli eventi promossi,
(destinata all’esposizione di specie tipiche delle zone come “Planta, il giardino e non solo”, la mostra-
calcaree degli Appennini). E ancora la macchia medi- mercato di piante spontanee e coltivate, rarità bo-
terranea e le vasche per la coltivazione delle idrofite. taniche ed essenze esotiche. Appuntamenti anche
L’area etnobotanica ospita la Sezione sperimentale per i più piccoli con “Le Fiabe di primavera”, cento
delle piante officinali e comprende diversi manufatti giorni di spettacoli dedicati ai capolavori della let-
realizzati con materiale vegetale. Non dimentichiamo teratura universale per l’infanzia. E ancora, la “Festa
le serre: Merola, Califano, quelle delle piante utili, di dell’albero”, le mostre pittoriche e fotografiche su
riproduzione e moltiplicazione. All’interno dell’Orto tematiche vegetali, Porte aperte per il Maggio dei
c’è il Castello, un edificio che risale al XVI e XVII secolo, monumenti. L’Orto ospita anche scolaresche, alle
inglobato nell’Orto Botanico sin dalla fondazione del iniziative promosse partecipano dodici scuole al
giardino. È sede di attività tecniche e amministrative giorno per tre mesi l’anno.
dell’Orto e del Museo di Paleobotanica ed Etnobo-
tanica. Per volontà dei Borbone è nato l’agrumeto,
seguendo la moda dell’epoca di esporre raccolte di
reperti archeologici e naturalistici - gli agrumi - da mo-
strare agli ospiti. Negli anni ogni direttore ha lasciato
traccia del suo passaggio, a partire da Michele Tenore,
il primo a guidare l’Orto. A lui si deve la coltivazione
di piante esotiche e quella di molte specie di uso e in-
teresse in campo medico. Nel 1861 entra in carica Gu-
glielmo Gasparrini, che realizza un’area destinata ad
accogliere piante alpine e fa costruire una nuova serra
riscaldata: la Stufa calda. Con la seconda Guerra Mon-
diale l’Orto botanico è devastato dai bombardamenti,
alcune aree sono messe a coltura per la coltivazione
di beni di prima necessità e, per scopi militari, altre
zone sono soggette a conversione. Nel 1967 l’Orto
beneficia di autonomia economica ed amministrativa.
Un duro colpo arriva, poi, con il terremoto del 1980.
La struttura diventa rifugio per la popolazione. È per
opera di Paolo De Luca che, nel 1981, inizia l’opera di
ricostruzione. “Dopo il terremoto – ricorda De Luca -
alcune strutture sono state completate e dove non
c’era nulla, è stato ricostruito. Un lavoro complesso
che ha portato al rinnovo della Serra Califano, la più
prestigiosa, e alla costruzione di quella Tropicale”.
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