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LIBRI

       Novità tra gli scaffali

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"Napoli com’era. Panorami, luoghi e vita quotidiana nella città tra fine ’800 e inizio ’900"

        "Napoli com’era" raccoglie una serie di immagini molto suggestive che immortalano il capoluogo
        campano tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Sebbene ci sia

                                              qualche fotografia inedita, la gran parte di esse sono piuttosto
                                              celebri e da tempo conosciute ai più; il punto di forza di quest’opera
                                              del resto non è nelle foto in quanto tali, ma nel sapiente uso, anche
                                              attraverso efficaci didascalie, che ne è stato fatto. L’idea alla base di
                                              questo splendido volume è di voler narrare visivamente la trasforma-
                                              zione di Napoli da capitale dei Borbone a metropoli del Regno
                                              sabaudo. In questo racconto nulla viene risparmiato, dai fasti – come
                                              le opere di alta ingegneria, quali le funicolari o gli edifici costruiti
                                              rubando lo spazio al mare – ai nefasti, ossia le condizioni di terribile
                                              povertà in cui versavano molte famiglie napoletane di quegli anni.
                                              Pagina dopo pagina si alternano i nuovi palazzi del Rettifilo e di
                                              Santa Lucia e quelli sbrindellati e malconci di Porta della Marina del
                                              Vino. Il vero valore di questo libro lo si coglie nell’implicito confronto
                                              con il presente: dell’oggi non è riportata nessuna immagine, eppure
                                              riguardando com’erano i luoghi che ogni giorno chi vive Napoli, da
        abitante o da turista, può osservare, non può non nascere almeno un dubbio sul come sia stata
        gestita, se volete amministrata, negli ultimi lustri questa antica città. Non a caso, l’aspetto che
        maggiormente colpisce della Napoli a cavallo tra i secoli XIX e XX è proprio la sua qualità urbani-
        stica. L’assenza dell’auto dalle strade gioca di certo un ruolo di primo piano, ma a ben vedere, la
        città di allora, sebbene in decadenza, aveva ancora una sua logica edilizia, seguiva dei criteri di
        vivibilità e soprattutto tendeva al bello. Era sporca, trascurata (il Maschio Angioino per esempio
        era ancora circondato da scadenti edifici), ma, anno dopo anno, si sforzava nel tentare di miglio-
        rarsi, di essere moderna, di abbellirsi. Questa "propensione" si interrompe bruscamente a partire
        dal secondo dopoguerra, quando i suoi abitanti, o meglio i suoi politici, interessati unicamente al
        mero e immediato guadagno, non si preoccupano più di ciò che fanno. Così vengono eretti
        orribili mostri di cemento (dal Jolly Hotel ai palazzi Ottieri, dal cosiddetto Rione Alto alle varie
        colmate che hanno soffocato il Vomero e Posillipo, dal rione Lauro ai casermoni di via Foria). Negli
        ultimissimi anni, anche se con pause significative, qualcosa sembra si sia lentamente rimesso in
        moto, come dimostra la realizzazione del comunque contestato Centro Direzionale (di cui tuttavia
        non si può non sottolineare la purezza stilistica e una architettura efficace), il recupero di luoghi
        simbolo, come Piazza del Plebiscito, via Scarlatti o Piazza Dante, e la nuova linea della metropolita-
        na. Troppo poco, senza dubbio, ma abbastanza per (illudersi di) sperare. Insomma, "Napoli
        com’era" colpisce nel segno poiché, senza cadere nell’errore di un’ennesima operazione nostal-
        gia, stimola, almeno nella coscienza del lettore, quel necessario dibattito civile sulle sorti di Napoli
        di cui tanto si sente la mancanza.
        Intra Moenia, Napoli, 2013, 160 pp., 29 euro

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