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LIBRI
Novità tra gli scaffali
a cura di Roberto Colonna
"Napoli com’era. Panorami, luoghi e vita quotidiana nella città tra fine ’800 e inizio ’900"
"Napoli com’era" raccoglie una serie di immagini molto suggestive che immortalano il capoluogo
campano tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Sebbene ci sia
qualche fotografia inedita, la gran parte di esse sono piuttosto
celebri e da tempo conosciute ai più; il punto di forza di quest’opera
del resto non è nelle foto in quanto tali, ma nel sapiente uso, anche
attraverso efficaci didascalie, che ne è stato fatto. L’idea alla base di
questo splendido volume è di voler narrare visivamente la trasforma-
zione di Napoli da capitale dei Borbone a metropoli del Regno
sabaudo. In questo racconto nulla viene risparmiato, dai fasti – come
le opere di alta ingegneria, quali le funicolari o gli edifici costruiti
rubando lo spazio al mare – ai nefasti, ossia le condizioni di terribile
povertà in cui versavano molte famiglie napoletane di quegli anni.
Pagina dopo pagina si alternano i nuovi palazzi del Rettifilo e di
Santa Lucia e quelli sbrindellati e malconci di Porta della Marina del
Vino. Il vero valore di questo libro lo si coglie nell’implicito confronto
con il presente: dell’oggi non è riportata nessuna immagine, eppure
riguardando com’erano i luoghi che ogni giorno chi vive Napoli, da
abitante o da turista, può osservare, non può non nascere almeno un dubbio sul come sia stata
gestita, se volete amministrata, negli ultimi lustri questa antica città. Non a caso, l’aspetto che
maggiormente colpisce della Napoli a cavallo tra i secoli XIX e XX è proprio la sua qualità urbani-
stica. L’assenza dell’auto dalle strade gioca di certo un ruolo di primo piano, ma a ben vedere, la
città di allora, sebbene in decadenza, aveva ancora una sua logica edilizia, seguiva dei criteri di
vivibilità e soprattutto tendeva al bello. Era sporca, trascurata (il Maschio Angioino per esempio
era ancora circondato da scadenti edifici), ma, anno dopo anno, si sforzava nel tentare di miglio-
rarsi, di essere moderna, di abbellirsi. Questa "propensione" si interrompe bruscamente a partire
dal secondo dopoguerra, quando i suoi abitanti, o meglio i suoi politici, interessati unicamente al
mero e immediato guadagno, non si preoccupano più di ciò che fanno. Così vengono eretti
orribili mostri di cemento (dal Jolly Hotel ai palazzi Ottieri, dal cosiddetto Rione Alto alle varie
colmate che hanno soffocato il Vomero e Posillipo, dal rione Lauro ai casermoni di via Foria). Negli
ultimissimi anni, anche se con pause significative, qualcosa sembra si sia lentamente rimesso in
moto, come dimostra la realizzazione del comunque contestato Centro Direzionale (di cui tuttavia
non si può non sottolineare la purezza stilistica e una architettura efficace), il recupero di luoghi
simbolo, come Piazza del Plebiscito, via Scarlatti o Piazza Dante, e la nuova linea della metropolita-
na. Troppo poco, senza dubbio, ma abbastanza per (illudersi di) sperare. Insomma, "Napoli
com’era" colpisce nel segno poiché, senza cadere nell’errore di un’ennesima operazione nostal-
gia, stimola, almeno nella coscienza del lettore, quel necessario dibattito civile sulle sorti di Napoli
di cui tanto si sente la mancanza.
Intra Moenia, Napoli, 2013, 160 pp., 29 euro
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