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MEDICINA

con questa condizione. Uno di questi è quello della
psicodinamica, la cui storia parte dalle teorie dello studioso
tedesco degli inizi del Novecento Karl Abraham, per il quale
i disturbi alimentari, tra cui l’obesità, erano inquadrati in
una fissazione dello sviluppo libidico alla fase sadico-orale,
fino a giungere, nel 1973, a Hilde Bruch, che indicò
l’obesità quale metafora di un conflitto inconscio. Oggi il
disturbo è considerato una cattiva discriminazione tra
differenti sensazioni fisiche, bisogni corporali ed emozioni
che restano amalgamati: fame, sazietà, angoscia o collera.
Questi disturbi sarebbero la conseguenza di un cattivo
apprendimento dell'infanzia, in cui la madre ha imposto i
propri bisogni e desideri al bambino. Gli obesi utilizzano il
cibo come compensazione per fronteggiare stati d’animo di
tipo ansioso o depressivo, o più semplicemente per contra-
stare un significativo disagio psicologico.
L’iperalimentazione assume una doppia valenza simbolica,
usata inconsapevolmente come:

• Strumento offensivo di punizione o autoaggressione,
poiché l’iperalimentazione induce nel paziente fantasie
distruttive (mangiare fino a scoppiare). La conseguente
obesità è correlata a un alto rischio di mortalità e sviluppo
di patologie correlate al sovrappeso.

•Difesa dalle aggressioni esterne, perché l’enorme massa
adiposa in eccesso diventa una barriera protettiva per il
paziente. Si cerca di superare i sentimenti di disvalore e
vuoto in maniera illusoria, riempiendo il proprio corpo di
cibo.
Risulta chiaro come l’approccio psicodinamico si sia interes-
sato a fondo alle problematiche legate all’obesità, consen-
tendo una diagnosi che non sia interamente di tipo medico
e dando accento ai risvolti psicologici della patologia. È
importante permettere al soggetto di parlare delle proprie
emozioni ed esaminare i vissuti che il problema del cibo
maschera. Il paziente obeso tende ad attribuire al
sovrappeso tutti i suoi problemi relazionali e interpersonali,
credendo che attraverso il dimagrimento essi possano
trovare una rapida soluzione. La realtà clinica mostra che
non è affatto così. Fondamentale è che la dieta dimagrante
inizi quando può essere considerata un compito razionale
per ridurre il peso corporeo e non una forma di magia
compensatoria, atta a risolvere malesseri esistenziali.

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