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MEDICINA

Un bel respiro contro il mal di schiena

                                               Chi di noi non si è mai lamentato di questo o di quell’altro acciacco
                                               dovuto alla cervicale, al collo o al mal di schiena? Si tratta di dolen-
                                               ze molto diffuse, più frequenti nell’età anziana ma che possono
                                               comparire anche in età giovanili. Le cause possono essere molte:
                                               eventi traumatici, predisposizioni familiari (non propriamente a
                                               carattere genetico), somatizzazioni muscolari, posizioni da lavoro
                                               che ne facilitano l’insorgenza, sino a vere e proprie malattie
                                               dell’apparato locomotore. In questa occasione ci soffermiamo però
                                               "sull’acciacco" vero e proprio che tutti conosciamo, cioè su quella
                                               sensazione, più o meno frequente e dolorosa, in cui qualcosa nel
                                               collo o nella schiena non va, non riusciamo a muoverci e, se ci
                                               proviamo, compare il dolore. "Tra tanti rimedi per leggere e argina-
                                               re il dolore - spiega Brunella Mignogna, laureata in Fisioterapia,
                                               posturologa, consulente in mediazione corporea ed esperta nel
                                               dolore cronico e nella sua prevenzione - ne segnaliamo uno di facile
                                               comprensione e utilizzo suggerito dalla fisioterapia francese,
                                               indipendentemente dalla diagnosi ortopedica di artrosi, discopatie
                                               lombari e cervicali, ernie discali o scoliosi. Tale disciplina evidenzia
                                               che il nostro corpo è ricoperto e avvolto per intero dalla cosiddetta
                                               "fascia", suddivisa in fascia del collo, fascia plantare e fascia addo-
                                               minale, ma che è un tutt’uno e si presenta come una calzamaglia
                                               che ci avvolge. Come in una tuta che ci va corta o stretta in qualche
                                               punto possiamo quindi sentirci limitati nei movimenti.
                                               Al di là dei motivi per cui questo nostro ‘vestito’ si restringe e si
                                               sbilancia, da qualche parte c’è sempre uno squilibrio del cosiddetto
                                               triangolo della salute, un triangolo equilatero i cui lati riguardano la
                                               sfera psichica, la sfera meccanica dello scheletro e la sfera degli
                                               organi interni. Uno di questi tre lati – continua l’esperta - mette in
                                               moto lo squilibrio e da uno di essi bisogna intervenire per riequili-
                                               brare. Da soli, dunque, o con l’aiuto di esperti a seconda della
                                               gravità, possiamo provare a ristabilire la comodità del nostro vestito
                                               e reprimere il dolore o almeno attutirlo, rallentando, facendo
                                               stretching e respirando lentamente". Fare dunque stretching
                                               "in campo chiuso", come lo chiama Philippe Souchard, coinvolgen-
                                               do cioè tutto il corpo, allentando le richieste e le sollecitazioni agli
                                               organi interni (cibo, alcol, fumo, poco sonno) lasciando affiorare le
                                               nostre sensazioni del momento (rabbia, tristezza, angoscia o sempli-
                                               cemente stanchezza) e facendo sì che sia il corpo stesso ad agire
                                               mentre noi gli diamo il tempo di riequilibrarsi, significa automedi-
                                               carsi. Tutto questo è possibile perché quando il corpo "si percepi-
                                               sce", si innescano meccanismi di auto guarigione. Con l’aiuto
                                               dell’esperto possiamo poi conoscere "l’intoppo" o "gli intoppi",
                                               imparare "a sentirci" e a fare nostri piccoli esercizi e
                                               accomodamenti di riequilibrio.

                                                                                                                                 N.M.
                                                                     pagine della sezione Medicina a cura di Alessio Russo

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