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larmente debole e, si potrebbe dire, stanca. Il divario ha ri- frequentano l’asilo dovrebbero essere almeno uno su tre.
preso a crescere, il fenomeno migratorio ha assunto propor- Nelle aree urbane del Mezzogiorno i livelli di dispersione sco-
zioni allarmanti, soprattutto perché fortemente sbilanciato lastica raggiungono percentuali anche dell’8- 9%. Il quadro
sulle fasce di scolarizzazione alta ed altissima. Il Mezzo- che si delinea non è degno di uno stato civile. Molti econo-
giorno, oltre alle proprie colpe, paga le conseguenze di una misti, che fino a qualche anno fa sposavano, fermamente con-
distorsione della lettura del fenomeno e dell’approccio al tema vinti, la tesi della subalternità del sociale rispetto alla crescita,
dello sviluppo. Forse bisogna interrogarsi, anche in modo ra- iniziano a parlare di capitale sociale e di coesione sociale le-
dicale, sulla natura del divario Nord-Sud: chiedersi se è so- gati allo sviluppo.
prattutto questione economica, di reddito, di Pil o non
piuttosto questione di coesione sociale, di senso comunitario, Il problema delle risorse, ancor più quando sono scarse, ri-
di cultura della legalità diffusa: cioè di generali condizioni di porta in primo piano il concetto di priorità ma anche quello
vita, anzi, più esattamente, di qualità della convivenza civile. di responsabilità. Io credo che le politiche sociali siano prio-
ritarie e che a responsabilità diffusa sia un prerequisito per
È evidente che le forti differenze in termini di ricchezza di- realizzare interventi efficaci e credibili. La questione natural-
sponibile costituiscono una causa formidabile di differenzia- mente merita una riflessione più vasta, ma dobbiamo capire
zione nelle condizioni di vita; come è sacrosanto ribadire che che il lavoro del Terzo Settore non si discosta dall’obiettivo
il Paese, nonostante tutto, ha un obbligo di solidarietà verso il dello sviluppo, ma piuttosto ne è una precondizione.
Mezzogiorno. Ma la questione è valutare se questo approccio
è quello giusto; è quello praticabile; è quello culturalmente *Presidente “Fondazione CON IL SUD”
vincente e politicamente produttivo. Penso che ormai nessuna
credibile prospettiva di sviluppo è possibile se non si parte Carlo Borgomeo, napoletano, manager ed economista è dal 2009
dalla convinzione che la priorità vera, nel Sud, è la coesione presidente della “Fondazione con il Sud”. Esperto in materia
sociale. La questione meridionale è, ormai palesemente, una
questione sociale: di nuove povertà; di diversi bisogni; di fram- di sviluppo locale e politiche per il Mezzogiorno. Dal 1986 al 1999
mentazione del tessuto civile. La cultura dominante ritiene an- è stato Presidente della Società per l’imprenditorialità giovanile
cora che il sociale sia subordinato alla crescita e rappresenti
un ambito su cui intervenire solo in presenza di una econo- (I.G. S.p.A.) progettando e gestendo interventi per l’imprenditorialità
mia fiorente. In poche parole si crede che lo sviluppo “vero”, giovanile e per l’autoimpiego (prestito d’onore).
se raggiunto, possa determinare interventi nel sociale. E’ esat-
tamente il contrario. Se non c’è una comunità coesa, non c’è
amore per le regole e non c’è sviluppo. I dati sulla criminalità
organizzata e sulla disoccupazione giovanile e femminile
sono tristemente noti. A questi aggiungiamo anche quelli, al-
trettanto drammatici, relativi al fenomeno della dispersione
scolastica, la scarsa capacità di attrarre i cervelli o in generale
le statistiche sul welfare. I dati comunicati durante la Confe-
renza sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza al Sud, orga-
nizzata a Napoli dalla Fondazione e da Save the Children,
parlano chiaro. Sono 410.000 i minori nelle regioni meridio-
nali che vivono in condizioni di povertà assoluta. In alcune re-
gioni, come ad esempio Campania e Calabria, ben 98
bambini su 100 non hanno la possibilità di usufruire di servizi
alla prima infanzia, mentre per l’Unione Europea i minori che
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