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nella cultura alimentare mediterranea. I di- condotta dall’Associazione Italiana Celiachia
sturbi psicologici che ne conseguono, come (AIC). Oltre gli alimenti naturalmente privi di
ansia, rabbia e depressione, sono però fonda- glutine, infatti, è oggi possibile acquistare vari
mentalmente legati al danno sociale provo- surrogati di pane, pasta e prodotti da forno,
cato dalla malattia. Nello studio degli effetti realizzati con farine alternative e certificati
della celiachia è opportuno che alla medicina da apposite etichette, come il Marchio Spiga
e alla psicologia si affianchi anche la sociolo- Barrata, i cui prodotti vengono automatica-
gia, che è in grado di considerare il paziente, al mente inseriti nel Prontuario AIC degli Ali-
di là della sua individualità, come soggetto in- menti. Sull’onda di questa sensibilizzazione,
serito in una rete di relazioni. Il ferreo regime poi, sono sempre più i ristoranti e le pizzerie
dietetico imposto dalla terapia può intaccare che propongono ai propri clienti menù desti-
il cosiddetto “capitale sociale” della persona, nati a chi soffre di questa patologia. Oggi la
che si accumula, per dirlo in parole semplici, celiachia si può vivere con serenità, insieme
con lo stare insieme condividendo momenti e
pratiche comuni. Il cibo è in questo senso non
solo fabbisogno biologico ma soprattutto lin-
guaggio delle relazioni, strumento di convivia-
lità. Per evitare che la celiachia dispieghi i suoi
effetti sociali più negativi che, abbiamo visto,
vanno dalla difficoltà pratica di reperire cibo
senza glutine alla percezione dell’esclusione
dalla normalità dei rapporti, è necessario l’im-
pegno delle istituzioni e della società civile.
Un passo in avanti decisivo è stato il ricono-
scimento della celiachia come malattia socia-
le da parte del Ministero della Salute, che si è
unito a una serrata campagna di informazione
sui prodotti per celiaci e sul loro reperimento
noveMBRE/dicembre 2013 87