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MUSICA                                                                               Una punta di amarezza attraversa le parole dell’étoile
                                                                                     quando parla dello smantellamento della maggior
                                                                                     parte delle scuole di danza nei teatri italiani.

                                                                                          «Non ho mai avuto la possibilità di avere una
                                                                                          mia compagnia. Bisogna far capire che non
                                                                                          basta l’energia e il talento dei giovani ballerini
                                                                                          che incontro quotidianamente. Ci vuole una
                                                                                          maggiore attenzione da parte delle Istituzioni».

                                                                                     Messaggera di questa meravigliosa arte nel mon-
                                                                                     do, Carla Fracci si rivela ancora una volta nella sua
                                                                                     essenza non solo di ballerina, ma di donna. «Non
                                                                                     voglio essere solo una bandiera. Io sono soprattutto
                                                                                     una donna che ha lavorato e che ha capito il linguag-
                                                                                     gio e i sentimenti della danza: la musica, la poesia e
                                                                                     la creatività. Non si vive sulle punte, ma con i piedi

        to con il Metropolitan di New York che con le peri-
        ferie che si ravvisa l’unicità di questa artista. Come
        quando a Paestum, chiamata da Zeffirelli, si trovò a
        danzare su una pedana in condizioni disastrose e
        furono allestiti dei camerini di fortuna nelle cabine
        elettorali.

            «La sbarra ti segue per tutta la vita e io non
            ho mai esitato a portare la danza nei luoghi
            nascosti o abbandonati. Per questo motivo
            soffro quando vedo che non viene valorizzata
            come altre discipline».

                                                                                     per terra. Non sono una diva, sono solo una lavora-
                                                                                     trice che quando scende dal palco non vede l’ora
                                                                                     di togliersi le scarpe, proprio come Filumena Mar-
                                                                                     turano».
                                                                                     E proprio il ricordo di un aneddoto con Eduardo de
                                                                                     Filippo dà la misura del sacrificio che ha caratteriz-
                                                                                     zato la sua vita: «Ricordo che, durante una delle mie
                                                                                     tournée in giro per il mondo con mio figlio ancora
                                                                                     piccolo, Eduardo, vedendomi molto stanca, mi in-
                                                                                     vitava ad andare nella sua isola, dove la sua gover-
                                                                                     nante Maria mi avrebbe accolto per farmi l’ovetto e
                                                                                     tirarmi su. Ricordo che il segreto era lasciare per tut-
                                                                                     ta la notte l’uovo fuori la finestra, per poi prepararvi
                                                                                     uno speciale zabaione la mattina dopo».

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