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TEATRO

   Federico Salvatore

      Napoli raccontata dal menestrello Pulcin’Hell

di Chiara Amendola

"Pulcin’hell" rappresenta l’apice del suo percor-          Ha praticamente "mandato" Pulcinella
so cantautoriale?                                          all’inferno. Di cosa parla questo suo ultimo
Più che altro penso sia l’apice di una maturità cantau-    lavoro discografico?
toriale, anche perché questo percorso parte da molto       Pulcin’hell, un gioco di parole che unisce il Pulcinella
lontano. Sono figlio degli anni ‘70, dal punto di vista    napoletano con l’inferno inglese "hell", nasce con
musicale sono stato molto influenzato dai cantautori       l’esigenza di raccontare l’accettazione dell’inferno da
e dal rock progressive di quegli anni.                     parte del popolo partenopeo. Per il napoletano
                                                           l’inferno non è post mortem, lui lo vive quotidiana-
Quali, ad esempio?                                         mente. Anzi, essendo parte integrante di questo
Sono due gli elementi artistici per me di grande           inferno, non lo vede. Ecco quindi il pretesto di
riferimento. Per la poetica Fabrizio De Andrè, per il      Pulcinella, maschera rivoluzionaria che racconta
teatro-canzone che poi è diventato la mia tipologia di     attraverso 14 stazioni, in una sorta di viaggio onirico,
spettacolo, Giorgio Gaber. Dico sempre che Totò ed         altrettante canzoni apocalittiche e sceglie come
Eduardo me li porto nel dna perché fanno parte della       maestro guida Fabriziò De Andrè.
mia essenza e della mia cultura, però ho sempre
strizzato l’occhio a Gaber. L’ideale è stato far conflui-  A proposito di De Andrè, nel disco c’è una
re in un solo spettacolo la parte attoriale e quella       canzone ispirata a lui.
canora.                                                    Ci sono vari brani ispirati a lui, uno in particolare è

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