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STATUE EQUESTRI
Statuetta di Alessandro Magno a cavallo di Bucefalo
Plinio e Plutarco tramandano dell’esistenza di un maestoso gruppo
bronzeo del celebre scultore Lisippo, nel quale era raffigurato
Alessandro Magno a cavallo mentre guidava una folta torma di
cavalieri macedoni nella battaglia del Granico (maggio del 334
a.C.). Quando, nel 148 a.C, il pretore Quinto Cecilio Metello
ridusse a provincia romana il regno di Macedonia, l’opera di Lisippo
fu portata a Roma come trofeo. A detta di molti studiosi un bron-
zetto rinvenuto a Ercolano, oggi esposto al Museo Nazionale, è da
considerarsi copia ridotta di uno di quei cavalieri, insieme a un
piccolo cavallo in bronzo dall’analoga provenienza. Il cavaliere
superstite potrebbe essere lo stesso Alessandro, immortalato
mentre tira un fendente contro un nemico ormai scomparso.
La cavalcatura ritrarrebbe Bucefalo, compagno fedele che il conqui-
statore macedone montò in tutte le sue più grandi vittorie fino ai
confini del mondo allora conosciuto.
Il Cavaliere di Toledo
William Kentridge, artista sudafricano, ha realizzato i mosaici che
impreziosiscono la nuova stazione della metropolitana di via Toledo,
tra le più belle del mondo. La sua impronta è stata impressa anche
all’esterno della struttura. Nello spiazzo prospicente, posizionato in asse
al monumento equestre di piazza Bovio, si erge il suo "Cavaliere di
Toledo". La bella istallazione, scintillante di un particolare acciaio
anticorrosivo, porta nel nome la discordia. A chiunque conosca la storia
e il folklore meridionale quel titolo finisce per evocare l’immagine dei
capostipiti della ritualità e del codice malavitoso: i cavalieri spagnoli
Osso, Mastrosso e Carcagnosso, che secondo la leggenda crearono
rispettivamente mafia, camorra e ‘ndrangheta. A discolpa del Kentridge
c’è da dire che l’arte può essere motivo di riscatto dalle negatività.
Il Cavaliere di Toledo è un po’ come un maestoso esorcismo collettivo,
capace a suo modo di liberarci dai demoni del passato.
Cavalli di "Prova d’Orchestra"
C’era un tetto sopraelevato nel mezzo dei giardini di Palazzo
Reale, dotato di lucernari in vetrocemento, sotto il quale era
collocata la falegnameria del teatro San Carlo. Alcuni anni fa,
nel quadro dei lavori di restauro del teatro, fu commissionata
un’opera a Mimmo Palladino. Il progetto prevedeva di inglo-
bare e in parte nascondere la tettoia, che avrebbe sovrastato
una moderna sala prove per l’orchestra. Per i giardini di
Palazzo Reale l’artista ha recuperato il tema equino, già
utilizzato per la Montagna di Sale nel 1995 in Piazza
Plebiscito, e ha realizzato un’esplosione magmatica di cavalli
d’alluminio, che sorgono dal sottosuolo come note sospinte dalla musica dell’orchestra. Il nome
dell’opera, "Prova d’Orchestra", vuole essere anche un omaggio al film del 1979 diretto da Federico
Fellini. L’istallazione è stata inaugurata in concomitanza con il completamento del restauro del San Carlo,
coperta da un drappo nero, poi rimosso, simbolo di lutto e protesta per la complessa situazione della
cultura a Napoli.
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