Page 63 - magazine ottobre 2016
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Il libro non è un ente chiuso alla comunicazione:
è una relazione, è un asse di innumerevoli relazioni

                          Montalbano questa volta è                                     Trama molto complessa e intri-
                          invischiato in una faccenda                                   cata che, tuttavia, è ben gestita
                          quanto mai attuale, lo sbarco                                 dall’autore. Unico, vero difetto,
                          di clandestini nella sua Viga-                                la caratterizzazione dei per-
                          ta. Sullo sfondo di un delitto                                sonaggi, forse un po’ troppo
                          apparentemente passionale,                                    sbrigativa e superficiale. Mol-
                          si alternano le storie, terribili,                            to bella l’ambientazione, una
                          di migranti e di gente senza                                  Mongolia cruda e, eticamente,
scrupoli, gli scafisti, che lucrano sulle altrui tragedie.    selvaggia che costringe Yeruldelgger Khaltar Gui-
Forse il finale è, da un punto di vista letterario, un        chyguinnkhen (si, il protagonista si chiama proprio
po’ debole, per quanto “L’altro capo del filo” resta          così!) ad affrontare e a indagare situazioni al limite
una lettura godibile. Da segnalare che è il romanzo           dell’umano.
numero cento di Camilleri (il ventiquattresimo dedi-
cato al personaggio di Montalbano).                               Ian Manook – “Yeruldelgger. Morte nella steppa”
                                                                            traduzione italiana di M. Ferrara
       Andrea Camilleri – “L’ALTRO CAPO DEL FILO”
     Palermo, Sellerio Editore, 2016, 301 p., 14 euro                     Roma, Fazi, 2016, 524 p., 16.50 euro

                          Romanzo che alterna alti e                                    Pierre Lemaitre, anche questa
                          bassi, ma che ha il suo punto                                 volta, conferma la sua fama,
                          di forza proprio nella narrazio-                              scrive una storia avvincente,
                          ne delle vicende della protago-                               utilizzando uno stile pacato e
                          nista, ambientate in Sicilia, du-                             molto fruibile. “Tre giorni e una
                          rante quasi un cinquantennio                                  vita” è un romanzo introspetti-
                          (dalla fine dell’Ottocento, fino                              vo che si concentra sulle emo-
                          ad arrivare alla Seconda Guer-                                zioni di un “colpevole per caso”
ra Mondiale). Il personaggio di Maria può essere              che, dopo un gesto istintivo, si ritrova a vagare, con
considerato, per molti aspetti, e al di là delle circo-       il corpo, ma soprattutto con la mente, in un univer-
stanze richiamate, la metafora di una modernità che           so denso e senza certezze. La piccola comunità,
si scontra con un contesto il quale ha come unica             spettatrice del delitto compiuto da Antoine, il prota-
risposta il rifiuto.                                          gonista, è descritta in modo vivido ed evoca sugge-
                                                              stioni (e riflessioni) profonde.
        Simonetta Agnello Hornby –“Caffè amaro”
          Milano, Feltrinelli, 2016, 348 p., 18 euro                    Lemaitre Pierre – “Tre giorni e una vita”
                                                                            traduzione italiana di S. Ricciardi

                                                                        Milano, Mondadori, 2016, 226 p., 18 euro

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