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it i n e r a r i

                                                             cammelli, lama, zebre, yac tibetani, cervi pomellati e
                                                             wallaby. Numerose le specie di uccelli: emù, struzzi,
                                                             gru coronate, fenicotteri rosa, gufi reali, pellicani, fa-
                                                             giani, volpoche, pavoni e cicogne. Tra i rettili si pos-
                                                             sono ammirare il maestoso boa constrictor impera-
                                                             tor, il morella spilota, l’eunectes notaeus, il basiliscus
                                                             pluriforms, il mesoclemmys nasuta, il gerrhosaurus
                                                             nigrolineatus. Forse un ultimo tocco, per rendere an-
                                                             cora più suggestiva questa struttura tornata ai fasti
                                                             di un tempo, potrebbe essere dargli un nuovo nome.
                                                             Un’idea: “Bioparco di Napoli, Giorgio Punzo”. Punzo è
                                                             stato uno dei più importanti naturalisti, nonché filo-
                                                             sofo, che Napoli abbia avuto nella seconda metà del
                                                             Novecento, ed ebbe un rapporto particolare e molto
                                                             stretto con il vecchio zoo partenopeo. Ma questa sa-
                                                             rebbe, come si suol dire, la classica ciliegina sulla torta.

tà differenti a seconda della tipologia e del luogo di
provenienza degli animali ospitati. A breve dovrebbe
essere inaugurato un nuovo padiglione, “La fattoria”
(attualmente collocato in una piccola area a ridosso di
quella degli orsi), dove troveranno alloggio una serie
di animali peculiari della Campania, tra cui anche raz-
ze in via di estinzione, come gli asini, le capre napole-
tane e le mucche agerolesi. Il rettilario e la fattoria, in
attesa del ripristino della grande voliera e dell’apertu-
ra dell’area dedicata agli animali della savana, faranno
da cornice agli oltre 400 animali già attualmente ospi-
tati dallo zoo, tra cui la mascotte Sabrina (un elefante
indiano), diversi leoni, due coppie di orsi bruni, alcuni
esemplari di tigre e leopardo, svariati erbivori fra cui

    la storia

    Le vicende dello zoo di Napoli prendono avvio nel 1940 con la nascita della Mostra d’Oltremare. Si decise
    di dedicare un’area di circa dieci ettari a un parco faunistico, che raccogliesse le specie animali presenti
    nell’allora impero italiano. A causa della seconda guerra mondiale, il giardino zoologico fu aperto al pub-
    blico solo nel 1949, grazie all’impegno di Franco Cuneo, futuro primo direttore della struttura. Insieme
    allo zoo di Roma, il giardino zoologico di Napoli ha rappresentato a lungo la comunità degli zoo italiani
    nei contesti internazionali ed è stato fra le istituzioni fondatrici dell’Associazione Europea Zoo e Acquari,
    che oggi svolge il ruolo di referente ufficiale al Parlamento Europeo in materia di animali selvatici e di
    conservazione. Da un punto di vista architettonico, lo zoo è unanimemente considerato un capolavoro.
    Frutto dell’ingegno e del notevole talento di Luigi Piccinato, che qui si è distinto progettando il bellissimo
    padiglione dei pachidermi, il rettilario e la grande voliera dei rapaci. All’interno dello zoo, inoltre, è visibile
    un tratto di una strada risalente al periodo romano perfettamente conservato.

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