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la svolta del “nuovo” Napoli

da tecnica e la proprietà. Posto che Benitez         Ma ecco la felicissima intuizione del presidente
– come poi è emerso dai resoconti dei media          De Laurentis con l’ingaggio dell’uomo di Figline
– aveva già deciso, al termine del primo anno,       Valdarno, originario del quartiere Bagnoli di Na-
di lasciare la conduzione del Napoli, costretto      poli.
a rimanervi solo perché De Laurentis aveva vo-       Ne è nata, negli ambienti partenopei e non, uno
luto esercitare l’opzione per il secondo anno,       scetticismo di fondo, motivato dal repentino
come da clausola contrattuale.                       cambiamento di rotta della proprietà, passato
Tale scelta, col senno di poi, si è dimostrata in-   da scenari internazionali ad un apparente sal-
felice, tanto da trascinare la squadra in un finale  to nel buio. Ma il carisma di un uomo non di-
di stagione da incubo, con un Higuain demoti-        scende, necessariamente, dal suo palmare. Il
vato e mentalmente lontano dal “progetto Na-         carisma è qualcosa che si costruisce, anche e
poli”, a quel punto evaporato, fallito.              soprattutto, sui campi di periferia, in terra battu-
                                                     ta, dove s’insegna calcio a giovani squattrinati
                                                     che difficilmente assurgono agli onori della cro-
                                                     naca. Ed è proprio in questo contesto che si è
                                                     formata l’esperienza del 57enne Sarri, capace di
                                                     instaurare con i giocatori, Higuain in testa, un
                                                     rapporto speciale, perché fondato sulla lealtà e
                                                     sulla fiducia.
                                                     Tutto questo, dopo lo scorrere di una fetta di
                                                     stagione che ha visto la squadra azzurra calca-
                                                     re tutti i campi di serie A, ha certificato la gran-
                                                     dezza indiscussa dell’idea di calcio proposta
                                                     dall’uomo in tuta.
                                                     Si discute oggi della sua capacità di fare “squa-
                                                     dra”, di far sentire i calciatori come gli unici “pro-
                                                     tagonisti” di una stagione brillante. Si discuterà
                                                     anche del suo, forse, eccessivo integralismo,
                                                     della sua poca duttilità a variare gli schemi di
                                                     gioco in corso d’opera. Ma è indiscutibile che il
                                                     “nuovo” Napoli di questa stagione ha trovato il
                                                     suo principale alfiere proprio del fumantino tec-
                                                     nico toscano, che le cose proprio non le manda
                                                     mai a dire, con buona pace dei cultori del bon
                                                     ton e delle esternazioni di facciata.

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