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admiranda

    Capua la Splendida

    Di qui passarono i Grandi

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    di Jolanda Capriglione*
    Professore di Estetica del Paesaggio, Seconda Università di Napoli

    Capua la splendida si lascia andare fra le spire dolci      in braccio, forse ex voto. Ritrovate nell’Ottocento, da
                                                                allora vivono nel mistero della loro preziosa e silente
    d’abbraccio del Volturno, il ume che ha 'fatto' la          unicità: il tufo giallo e grigio le ha protette nei millen-
    storia dell’Occidente. Già, pare che sia proprio vero       ni e oggi si o rono in tutta la loro potenza simbolica,
    che da queste parti per no Annibale dimenticò               ma anche in tutta la loro straniante bellezza. Il Palaz-
    elefanti e sogni di gloria per darsi alla bella vita che i  zo Antignano che accoglie il Museo fa angolo con un
    francesi chiamano signi cativamente les délices de          pezzo della Capua longobarda: la Chiesa di San
    Capoue. Ma non fu il solo a perdere la testa: quando        Salvatore a Corte, oggi sede di un bel Museo di Arte
    già era nata la città di Casilinum, non lontana             Sacra Contemporanea dove artisti del calibro di
    dall’antica Capua, di qui passarono i Grandi, da Fede-      Angelo Mirra hanno lasciato opere forti, di rara
    rico II a Pier delle Vigne, da Carlo V al feroce Valenti-   intensità. E poco più in là, accanto all’immensa
    no e grandi architetti, da Attendolo a Francesco di         Cattedrale dedicata a S. Stefano e Agata, il Museo
    Giorgio Martini a Gio redo a Collecini. Il bon vivant       Diocesano. La Cattedrale stessa, fondata dal vescovo
    Giovanni Boccaccio fu per qualche tempo ammini-             Landulfo (856), è un Museo: basta guardare le alte
    stratore della potente parrocchia di San Lorenzo ad         colonne provenienti dal vicino An tetro dell’Antica
    Crucem, chiesa attigua al Palazzo Antignano, a tutti        Capua e poi tele, bronzi, argenti, marmi sopravvissu-
    noto perché sede del Museo Campano. Già, il Museo           ti ai bombardamenti insieme all’Assunzione del
    Campano. Raccoglie memorie di tutto il territorio           Solimena (sec. XVIII), il magni co Cero Pasquale, le
    circostante, ha una collezione di deliziose tanagrine       tele della Via Crucis del Liani (sec. XVIII), il Cristo
    da far invidia a qualunque altro Museo del mondo e          Deposto del Bottiglieri (sec. XIX), conservato nella
    poi terrecotte dipinte, statue elleniche, ellenistiche,     cripta insieme ad altri capolavori in marmo e pietra,
    medievali, una quadreria immensa e un unicum che            e non solo. Il Museo Diocesano è una passeggiata
    muove studiosi e turisti di tutto il pianeta: la magni -    nella storia anche laica della città. Fu inaugurato nel
    ca collezione di Matres Matutae con i loro glioletti

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