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LO STATO SIAMO NOI cordati, perché non ci sono memorie o nomi scomodi».
È dello stesso avviso Serena Lamberti, sorella della piccola
CITTADINI TRA SILENZI E RESPONSABILITÀ
Simonetta uccisa a undici anni, il 29 maggio del 1982, da un
di Roberto Miele in collaborazione con Paolo Romano e Francesca Beato sicario della camorra nel corso di un attentato il cui obiettivo
era il padre, il giudice Alfonso Lamberti. Una vita, questa di
DDiritto o dovere la Memoria? E quale Cultura può corda Torre - ed ho affrontato un duro lavoro per trasformare Serena, contrassegnata dall’alternanza tra la “sottrazione” Annamaria Torre, coordinatrice provinciale di “Libera” Salerno
formare e informare al tempo stesso se sottratta il dolore in impegno, perché assistere in prima persona ad un della sorella mai conosciuta e il bisogno di crescervi insieme e figlia del sindaco di Pagani Marcello Torre -
ai suoi destinatari? Dove finisce la coscienza in- omicidio del genere non è cosa di tutti i giorni e le reazioni attraverso il racconto. «Io sono nata dopo la sua uccisione e trucidato sotto casa a colpi di lupara l’11 dicembre dell’80 -,
dividuale e comincia il senso dello Stato? Sono che si scatenano sono tantissime, spesso conflittuali. Certo è il fatto di non averla mai conosciuta rende forse diverso il mio ha fondato nel 1982, con la mamma Lucia, l’Associazione
queste le domande formulate nel corso del se- che non ho mai rimosso nulla e che non dimenticherò mai dolore da quello degli altri familiari di vittime innocenti della Marcello Torre attraverso la quale ogni anno assegna
minario “Tra silenzi e responsabilità: cittadini e cultura cri- nulla. Al tempo stesso ho avvertito da subito la necessità di criminalità organizzata - spiega Lamberti -. Non averla mai il prestigioso Premio nazionale per l’impegno civile.
minale” promosso dalla Link Campus University di Napoli e impegnarmi in prima linea. I silenzi sono stati tanti, troppi, e vissuta se non attraverso il racconto diretto e indiretto dei miei
svolto il 30 marzo scorso presso la Sala convegni dell’Ateneo non solo in quegli anni. Basta un dato: il processo di mio genitori e di chi l’ha conosciuta, mi ha complicato terribil-
privato partenopeo. Domande quanto mai attuali considerato padre si è aperto nel 1989 e si è chiuso solo nel 2002». E in mente l’esistenza. E, pur portando il suo nome, non conosco
che marzo è il mese della memoria delle vittime innocenti vicende come questa il dolore, la rabbia, la vergogna si ma- la sua voce, il suo profumo, i movimenti del corpo, niente di
della criminalità organizzata e che, quest’anno, ricorrono: il nifestano ogni volta che un nuovo tassello si aggiunge al puz- niente. Immagino come potesse essere Simonetta, ma la im-
trentennale del barbaro omicidio di Simonetta Lamberti, il zle. «L’ultimo sgarbo è stato fatto l’anno scorso a Pagani, nel magino come una bambina di 11 anni che pensava a giocare
ventennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio dove hanno trentennale della sua morte - aggiunge -, quando si era de- con le amiche, che ignorava cosa fosse la camorra e non si in-
perso la vita il magistrato Giovanni Falcone e il giudice anti- ciso di intitolargli una piazza alla memoria prima che calasse terrogava ancora sulla morte. Di lei ho solo le foto sbiadite e
mafia Paolo Borsellino, il trentaduesimo anniversario del- di nuovo il silenzio: oggi mi ritrovo una strada in Toscana de- i racconti di chi non vuole dimenticarla».
l’omicidio del sindaco di Pagani Marcello Torre, e il dicata a mio padre, un caffè letterario dedicatogli a Roma, e
diciottesimo dell’assassinio di Don Peppe Diana. nulla nella mia e nella sua Regione». La rabbia e l’orgoglio, TORRE: «LA RABBIA NON BASTA»
Si parte dalle testimonianze dirette. Quella di Annamaria pur di non abbassare la guardia: «Io sono molto arrabbiata e LA FIGLIA DEL SINDACO DI PAGANI
Torre, figlia del sindaco di Pagani trucidato sotto casa a colpi a piccoli passi ma a testa alta grido per me, per la memoria
di lupara l’11 dicembre dell’80, per entrare nel merito del- di mio padre, ma non solo - conclude -. Lo faccio anche per IN PRIMA LINEA PER NON DIMENTICARE
l’elaborazione del lutto e dell’importanza della memoria. «Ero tutte le famiglie che hanno subito perdite a causa della mafia:
appena adolescente quando è stato assassinato mio padre - ri- noi chiediamo che i nostri cari e i nostri congiunti vengano ri- Racconti che Serena alimenta e interpreta ogni istante, ag-
giungendo glosse e note a margine con dovizia e pazienza,
come un esegeta con il testo cui si vota. «Devo parlare di lei
per elaborarne il lutto, dato che altrimenti non ci riuscirei -
sottolinea -: ho vissuto con questo dolore silenzioso dentro
per vent’anni e quando vi si è aggiunto il silenzio ingeneroso
delle Istituzioni e dell’opinione pubblica, superata l’evidenza
mediatica della notizia, ho capito che toccava proprio a me
recuperare la sua storia». Come già per Annamaria Torre,
l’omicidio non è solo quello fisico indotto dai proiettili di
un’arma da fuoco: «E anzi, mia sorella è stata uccisa tre volte
- tiene a precisare Lamberti -: da un proiettile, dalla mancata
giustizia che a tutt’oggi non ha individuato il mandante, e da
una memoria collettiva insufficiente rispetto al fatto dramma-
tico di una bambina che, per errore, non è potuta diventare
donna».
Al fianco delle vittime e dei loro familiari è spesso fonda-
mentale l’attività delle associazioni. Come di quella antirac-
speciale dodici
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