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Admiranda
GIOIA SANNITICA
La ricerca della bellezza
di Jolanda Capriglione
Professoressa di Estetica del Paesaggio, Seconda Università di Napoli
Gioia Sannitica: un nome che, come si suol dire, è Antica corte
tutto un programma. Forse Gioia deriva dall’ap-
pellativo ‘Jovia’, celeste, o forse deriva da Giano, il dio ria’ (l’attuale Alvignano) a Gioia o ai vasi colmi di mo-
bifronte, tant’è che, infatti, in qualche antica carta la nete romane fra le quali si ricorda quella con l’e gie
località viene indicata come ‘Terrae Johyae’. Forse. La di Antonino Pio (II sec. d. C) trovata in località Auduni
verità è che quando si arriva qui si spera nell’oblio, ci (parola normanna che vuol dire ‘salvati’). Se poi si vuol
si concede volentieri all’oblio, alla dimenticanza, rapiti sapere di più, basta guardarsi intorno tra i borghi di
da tanta bellezza, rapiti dal lindore dell’aria tersa che Calvisi e Fontana Petri per trovare cippi romani o an-
permette allo sguardo di attraversare tutta la piana dare nel vicino, bel museo di ‘Allifae’, la nuova Alife
casertana da una parte, la piana telesina dall’altra. In per trovare armi, grandi e piccoli vasi a vernice nera,
più, Gioia ha conservato l’orgoglio del suo essere ‘san- resti di antiche sepolture, il tutto risalente al IV-III sec.
nita’ anche perché qui sono rimaste ampie tracce di a. C. Ma, come si sa, dopo la caduta dell’Impero ro-
questo popolo ero e bellicoso, ma anche audace e mano, furono i Longobardi i nuovi signori di questi
ingegnoso: basti pensare agli importanti resti del co- territori: ben presto i ‘barbari’ (niente a atto incolti!)
siddetto ‘Ponte degli Anici’ che collegava ‘Compulte- si convertirono al Cristianesimo e adottarono il culto
micaelitico. Le ‘grotte di S. Michele’ che, armato di
uno spadone, uccide il serpente-drago simbolo del
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